I festeggiamenti
di S’Arbore sono finiti, e il passaggio di consegne è
stato ufficializzato.
Il priore uscente ha portato a termine il suo
mandato ma non sarà dimenticato. All’epigrafe marmorea collocata
sulla facciata esterna della più grande delle cumbessias,
quella dell’accoglienza e della mensa, sarà aggiunto il suo nome,
in calce a quello di tutti i priori che lo hanno preceduto dal 1890.
32[C]: Le steli marmoree all’esterno del centro di accoglienza, con i nomi dei priori di San Francesco di Lula dal 1890, aggiornata ogni anno. |
Gli onori, e gli oneri, del nuovo priore iniziano
oggi. Consultazioni con il comitato, proselitismo, programma annuale
degli interventi conservativi e migliorativi delle strutture del
santuario, organizzazione della prossima ricorrenza autunnale, e a
seguire di quella della “festa grande” di maggio del prossimo
anno; la più frequentata. E ovviamente organizzare la questua per
tutto questo e altro ancora.
La questua viene effettuata a due “livelli”: quella generalizzata, porta-a-porta, organizzata soprattutto dalle donne dell’entourage presso negozi e abitazioni, che garantiscono un fiume di piccole offerte in denaro. E poi c’è quella fatta prevalentemente dal priore stesso e da pochi collaboratori “specializzati” che si occupano di contattare soggetti mirati in grado di effettuare donazioni più corpose, e allevatori che intendono donare capi di bestiame e formaggi per i periodi delle due feste.
Proprio in merito alla questua, è del 2013 un intervento del vescovo Mosè Marcia che ha redarguito i priori riguardo il territorio d’azione che ormai allargato a mezza Sardegna, dovrebbe essere riportato alle sole parrocchie nuoresi e a quelle della forania di Bitti. Decisione fonte di diatribe e critiche in quanto verrebbero esclusi territori ad alta densità di fedeli del Santo in questione, come Oliena e Dorgali. Ma l’ammonimento più pesante del Vescovo riguarda proprio la festa de S’Arbore, a suo dire spacciata dai nuoresi per tradizione ma in realtà occasione di mero spreco e goliardia.