10 - Perché su Filindeu: etimologia e motivazioni

Massimo Montanari, studioso della storia dell’alimentazione propende per una lontana origine mediorientale del nome “Filindeu” rifacendosi al termine arabo fidaws, che si traduce con “capello” e, per estensione, “sottile come un capello”.

Con alterne vicende il termine potrebbe essere stato usato con le deformazioni linguistiche del caso, dapprima in Spagna con l’invasione dei Mori, assumendo le forme fideos in castigliano, e fidiaux o fideis in provenzale.

Col passare del tempo e con le migrazioni dei popoli conquistatori provenienti dalla penisola iberica, prima Catalani e poi Spagnoli, il termine approda anche in Sardegna con le varianti locali di findeos, fundeos (in Logudorese), filande e filindeus. I nuoresi non gradiscono la “s” finale, pertanto a Nuoro, oggi, è Su Filindeu. Che per assonanza linguistica può liberamente interpretarsi come “Fili di Dio”.

Per quanto riguarda la motivazione dell’adozione di tale tipo di pasta come “pietanza ufficiale” del Cammino di San Francesco di Lula, non sono in possesso di dati storici e della tradizione, per cui azzardo una mia personale ipotesi che potrebbe vedere la necessità di servire subito, senza attese, un piatto caldo al pellegrino che giunge al Santuario dopo una estenuante camminata notturna. Un buon piatto di minestra, quindi un piatto povero, rurale, di produzione agropastorale e realizzato con una pasta secca a lunga conservazione. Un piatto che non debba essere preparato in anticipo con la certezza che dopo pochi minuti si trasformerà in poltiglia immangiabile, ma caldo e corroborante, che possa essere servito subito, a ognuno dei pellegrini che arrivano alla spicciolata e che devono essere prontamente rifocillati con una pietanza appena cotta in tempi rapidi; che sia anelata, gratificante, e mistica già nel nome. Sottile e celestiale come i “capelli d’angelo”, ma più sacrale: capelli di Dio, fili di Dio. Filindeu!