14 - Informazioni utili

Considerando che si tratta di un pellegrinaggio di gruppo, molto breve che si svolge nell’arco di poche ore, e sviluppato su un percorso facile e punteggiato di aree di sosta assistite, l’unica cosa realmente essenziale da portare appresso dovrebbe essere una borraccia d’acqua. Ma qualche informazione in più può sempre tornare utile.

Come vestirsi.
Metà primavera e metà autunno. Di notte. I due appuntamenti cadono in periodi stagionali meteorologicamente instabili e imprevedibili per cui l’abbigliamento consigliato è “a strati” con qualcosa di impermeabile al seguito se il cielo minaccia pioggia. Al di la di dotazioni in tessuti tecnici impermeabili e traspiranti, antivento, antifreddo etc, la parte del corpo per eccellenza da salvaguardare per qualunque camminante sono ovviamente i piedi che devono restare sempre comodi e asciutti, pena vesciche. Quindi: scarpe basse morbide ma robuste, e collaudate, possibilmente impermeabili ma traspiranti, e calze altrettanto traspiranti, possibilmente un po' grosse proprio per favorire un cuscino d’aria fra il piede e la scarpa. Portare nello zainetto un paio di calze di ricambio e controllare spesso se quelle indossate si sono inumidite, per sostituirle. Uno scaldacollo e un cappuccio per la testa se il vento è forte e il freddo è pungente.

Lo zainetto.
Piccolo e leggero. All’interno: acqua, l’abbigliamento sopra cita­to, qualche biscotto o frutta secca, una piccola torcetta a led (non una fotoelettrica della Protezione Civile!) con un paio di pile di ricambio. E ricordarsi di non seminare rifiuti lungo il cammino! A meno di dover fare servizi fotografici straordinari (comunque siamo di notte, quindi…) se proprio serve qualche foto sul cammino o all’indomani, c’è sempre la fotocamera dello smartphone.

Come orientarsi.
Per due terzi del tragitto il problema non sussiste: purtroppo si procede sull’asfalto delle statali o delle provinciali, e qui basta avere un’idea di massima sulla direzione da seguire. Per il resto del cammino, e comunque come regola generale se non si conoscono le zone, la miglior cosa è aggregarsi a conoscitori dei luoghi e fare attenzione a dove si mettono i piedi, soprattutto in prossimità di corsi d’acqua o greti, e di canaloni scoscesi. Cercare di stare nel gruppo, e non allontanarsi confidando nelle luci visibili in lontananza, che non garantiscono affatto un percorso rettilineo. I veterani non hanno ovviamente problemi. Se poi si è patiti dei tecnicismi (che comunque non inficiano la spiritualità del cimento) si può seguire una traccia sicura su un buon apparato GPS.

Le croci.
A proposito di orientamento, il Cammino di San Francesco di Lula è stato probabilmente uno dei primi in Sardegna ad essere segnalato nelle stazioni di preghiera con alcune grandi croci di ferro; altre sono state aggiunte anche in tempi più recenti. Un altro esempio dello stesso tipo di segnalazione molto simile lo ritroviamo in un altro sentiero tanto caro ai Nuoresi e decisamente alle porte di casa: quello del pellegrinaggio dalla chiesetta della Solitudine alla statua del Redentore sul Monte Ortobene. Sono almeno tre i pellegrinaggi vecchi e nuovi che dal capoluogo Barbaricino raggiungono a piedi altrettanti luoghi di culto: Santu Frantziscu (Lula), Su Redentore (Monte Ortobene) e recentemente Madonna ‘e Gonare (Orani). Quest’ultimo, per ora, senza croci fisse, ma con “stazioni” di preghiera attorno a una croce mobile di legno recata al seguito del corteo di fedeli. Sul Cammino di Santu Frantziscu si contano attualmente 11 croci e altri 3 punti di riferimento sacri consistenti in statue, piccoli simulacri e altarini votivi. Per maggiori informazioni vedere il capitolo “18-Croci e Toponimia”.

I riferimenti visivi del cammino notturno.
Il cammino di Santu Frantziscu ‘e Lula si svolge nel buio della notte, a volte rischiarato dalla luna, a volte solo con la fioca luce della volta celeste stellata, altre volte senza nessun chiarore naturale. I riferimenti visivi luminosi dei falò sono solo due, di cui uno al limitare della strada asfaltata dopo le vigne di Isalle, e uno solo in aperta campagna sull’altura alla sommità dell’erta de “su pettorru ‘e tziu Moro” alla stazione di preghiera dove svetta la croce “della Girandola”. Per chi ha già fatto il cammino e li ha memorizzati, i punti del cammino in cui tenere o cambiare la direzione sono costituiti, oltre che dalle croci, da altri punti stabili e inamovibili come angoli di muri, cancelli, alberi particolari, e chi è più attento ne troverà altri da tenere a mente. Ma non ci sono solo i riferimenti di passaggio; bisogna orientarsi anche su quelli più distanti. Per questo, uno dei motivi per cui non è consigliabile tenere accese per tutta la notte le luci di torce elettriche troppo forti è quello di evitare di abituare gli occhi a quel livello di luce che impedisce di localizzare punti di riferimento fuori portata luminosa nel debole chiarore notturno. Nell’oscurità della notte i riferimenti lontani sono fatti solo di profili e silouette che si stagliano sull’orizzonte del cielo. Ma sono riconoscibili solo da occhi abituati all’oscurità.