Nei miei “diari di viaggio” sono solito
riportare considerazioni e impressioni personali. A volte valutazioni
e ipotesi. In casi particolari mi capita anche di dar sfogo al mio
livore critico relativo a posizioni contrastanti con le mie vedute,
con commenti che poi il più delle volte, per non irretire alcuni
lettori particolarmente fanatici, relego in una appendice destinata a
restare solo nella versione privata del diario.
Anche questa edizione non fa eccezione, e un
precedente capitolo della versione privata conteneva valutazioni
personali che ho preferito escludere in quella pubblica per
preservare lo spirito di neutralità informativa che deve essere il
colore di sfondo a queste pagine. Restano invece le considerazioni
riguardanti lo sviluppo planimetrico del cammino, oggetto
prevalentemente del sopralluogo di ottobre 2017.
Soffermandomi ad analizzare il tragitto del
cammino di SF ci sono diversi punti che hanno richiamato la mia
attenzione. Li illustrerò in ordine di percorso, con una
precisazione preliminare: vedo il cammino ideale come sviluppato
interamente su sentiero, ma essendo oggi un’idea utopistica,
sarebbe almeno auspicabile con solo il minimo possibile su asfalto.
Del resto, in spagnolo la parola “camino” (con una sola
emme) è la traduzione italiana di “sentiero”.
1) Mi
ha incuriosito la dislocazione della prima croce, quella di Janna
Ventosa, non perché sia tanto rientrata rispetto alla sede
stradale ma per il fatto che sia collocata giusto all’imbocco della
stradina bianca di Santu Jacu che conduce (dopo la zona dei ruderi
della chiesa omonima sulle pendici
nord dell’Ortobene) al bellissimo sito in rovina della
chiesa di Sa Itria, per poi biforcarsi diverse volte fino a
ricondurre nel suo tracciato principale all’anello di Farcana,
sempre sull’Ortobene. Mi solleticava l’idea, neanche tanto
peregrina, che la croce fosse un vecchio segnavia dell’imbocco di
quella stradina bianca che dopo neanche 50 metri a sinistra
devierebbe su quello che sembrerebbe un sentiero abbandonato,
costeggiato da alberi, che si ricongiungerebbe alla stretta stradina
asfaltata sottostante e attuale percorso dei camminanti. Una piccola
presunta variante di non più di 300 metri. Ribadisco: una mia
ipotesi solo marginale.
2) Ben
più consistente potrebbe essere quella del cammino proprio sul
tracciato principale fino al punto di fondo valle, a circa 2 km
dalla croce di Janna Ventosa, dove la carrareccia si biforca:
a sinistra va a ricongiungersi dopo meno di un chilometro col tratto
iniziale della variante delle vigne, che guarda caso, termina
proprio cento metri prima della statua di San Francesco in
prossimità del ponte di Marreri. Questo tragitto salterebbe
la croce di Ponte Giordano posata infatti in tempi più
recenti (anno 2005).
3) Un
altro breve tratto di asfalto evitabile sarebbe dalla fine del ponte
di Marreri (svoltare immediatamente a destra sulla stradina
bianca), fino al Ponte Lorana: poco più di un chilometro a
favore dello sterrato rispetto all’asfalto.
4) I
due chilometri di asfalto fino a “Sa ‘e Mameli”
sembrerebbero proprio inevitabili; ma mi riservo di verificare più
approfonditamente in un prossimo sopralluogo perché da un rilievo
cartografico e satellitare di massima parrebbe esistere un
confortevole percorso sterrato tutto a sud della superstrada, fino al
ricongiungimento con la SP18, a meno di cento metri della croce e del
fuoco di Mamelis. Si tratta di percorrerlo interamente di
giorno per verificare l’eventuale presenta di ostacoli come muretti
o piccoli corsi d’acqua.
5) Altri
2 km di asfalto si potrebbero evitare passando sulla stradella in
parte asfaltata e in parte bianca, che corre a un paio di metri dalla
SP73, da 500 metri dell’innesto sulla provinciale fino alla cabina
elettrica al bivio di Sos Enattos, anche perché è da
supporre che prima della costruzione della Bitti-Sologo (SP73) il
cammino passasse proprio da qui.
6) Dalla
Madonnina di Santa Barbara alla croce di Vola Irgas. In realtà
questo tratto è già percorso agevolmente su sentiero, anche se una
parte di pellegrini preferiscono il tracciato, leggermente più lungo
e comunque monotono, su asfalto.
In definitiva: il percorso attuale classico vede
uno sviluppo su circa 14,6 km
di statali e provinciali asfaltate, 4,1 km su stradelle secondarie, e
6,6 km su sterrato e sentiero.
Un tracciato più naturale e probabilmente molto vicino a quello storico ridurrebbe
a meno di 10 km il percorso su asfalto, migliorando sensibilmente la qualità del cammino in ambiente campestre.
Se il priore ne discutesse
con il Comitato penso che la cosa sarebbe realizzabile già dalla
prossima edizione, anche perché non
comporta spese di alcun genere, che invece potrebbero essere
affrontate per collocare una dozzina di cartelli indicatori stabili e
ben visibili di notte, nel tratto tra Isalle
e la SP73, o quanto meno per tutta la zona di Preda
Isteddu fino alla Girandola.
Penso che per
questa utilità basterebbero poche
centinaia di euro e qualche artigiano della cerchia dei fedeli
sarebbe dispostissimo a realizzarli.